Elena Lazzari recensisce “Oltre la soglia del pulito” e intervista Flavio De Paola

Vi proponiamo la recensione dello spettacolo e l’intervista al regista, attore e Direttore Artistico Flavio De Paola, a cura di Elena Lazzari per Tribuna Italia.

Si va “Oltre la soglia del pulito” al Teatro degli Audaci accompagnati dal regista

A teatro tutto è possibile purché si racconti una storia, del passato, del presente o del futuro. L’importante è lasciare senza fiato gli spettatori che riescono a catturare dei segnali e degli spunti riflessivi, pur divertendosi. Così ha fatto il regista e direttore artistico Flavio De Paola con il suo spettacolo Oltre la soglia del pulito al Teatro degli Audaci di Roma. Sette uomini sono sulla scena, alla disperata ricerca della libertà, essendo confinati a Berlino Est e divisi dal Muro. Gli attori riescono perfettamente a spalleggiarsi l’uno con l’altro, con battute divertenti e mai scontate. Il tutto è ambientato in una lavanderia che confina con il Muro; a pochi passi c’è la libertà. Un spettacolo che fa salire la voglia di tornare a casa per documentarsi e sentirsi parte del mondo. Dei sinceri complimenti vanno ad Antonella Rebecchi, attrice che interpreta Bernadeth e a Enrico Franchi nei panni di Grigory, bravissimi attori e ottimi professionisti nei loro ruoli che risultano i più complicati dello spettacolo. L’ambientazione ha luogo proprio negli anni della disperazione più totale e, seppure a volte capiti di confondersi con i mille temi intrinsechi della narrazione, c’è un filo logico che traccia la storia. Cosa succede se oltrepassassimo la soglia del pulito? E’ il regista, rispondendo alle nostre domande, a raccontarcelo:

D: “Oltre la soglia del pulito” fa pensare a qualcosa che ha a che fare con dei panni sporchi, metafora di una vita che va cambiata, ripulita. Crede che è così necessario fare il “bucato” alla nostra vita, ogni tanto?

R: Dipende dal tipo di vita che si desidera vivere e da quella che si vive realmente. In genere, l’una tende a inseguire l’altra, per via del naturale impulso a rendere la seconda il più possibile simile alla prima, che è, dopotutto, quello che ognuno di noi cerca di fare ogni giorno, provando a superare le difficoltà, facendosi guidare dall’amore, ricercando la passione nel proprio lavoro o compensandone l’assenza, coltivando nel tempo libero i propri svaghi. 

D: Lo spettacolo tratta un tema molto delicato e drammatico, la caduta del Muro di Berlino, in chiave comica. Quanto è rischioso e impegnativo entrare in temi così complessi, scherzandoci su?

R: Più che rischioso è un esercizio complicato e, dunque, impegnativo. E l’impegno sta nell’evitare che la scelta di un siffatto contesto storico e ambientale – Berlino Est ai tempi del Muro – rappresenti il fine dell’opera, essendone invece soltanto lo scenario di riferimento. La finalità dell’opera, infatti, non è trattare o approfondire un tema o evento storico, operazione che del resto richiederebbe ben altri approcci e strumenti, ma raccontare la storia di alcuni personaggi che, calati in una certa realtà con – chiaramente – le sue caratteristiche, vivono sentimenti, valori, paure, aspirazioni che accumulano le esperienze di ognuno di noi, anche se riconducibili a situazioni molto diverse. 

D: Poco tempo fa è accaduto un fatto tragico nel Mediterraneo. Novecento persone sono morte per cercare la salvezza in un paese che non è la loro patria. Può essere riconducibile al testo del suo spettacolo, che tratta del Muro di Berlino, dove tante vite sono state private della libertà e della vita stessa? L’epoca cambia ma la ricerca di una casa, di una patria, di una sicurezza è sempre nella mente di ogni uomo?

R: Non è mai semplice fare parallelismi tra gli eventi, soprattutto poi in rapporto a vicende, come quella appena ricordata, estremamente drammatiche e complesse. Ad ogni modo, con riferimento alla commedia, la storia dei personaggi di “Oltre la soglia del pulito” è certamente legata a valori assoluti e fondamentali, validi in ogni tempo e in ogni spazio, tra i quali, innanzitutto, la libertà. E per libertà andrebbe intesa non soltanto quella “fisica”, la cui assenza al giorno di oggi continua ancora tragicamente ad opprimere intere popolazioni, ma anche quella della mente e dello spirito. E il Teatro, almeno per quest’ultima, rappresenta fin dai primordi della civiltà una irrinunciabile fonte di alimentazione. 

Elena Lazzari 

http://www.tribunaitalia.it/2015/05/12/si-va-oltre-la-soglia-del-pulito-al-teatro-degli-audaci-accompagnati-dal-regista/

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