LO SPETTACOLO

– Oltre la soglia del pulito –

Locandina "Oltre òa soglia del pulito"

La Compagnia degli Audaci torna a divertire il suo pubblico con l’inedita commedia in due atti Oltre la soglia del pulito, scritta da Elisa D’Alterio, diretta e interpretata da Flavio De Paola con Maria Cristina Gionta, Antonio Buttari, Enrico Franchi, Antonella Rebecchi, Emilia Marra, Stefano Grossi, in scena al Teatro degli Audaci di Roma dal 23 aprile al 16 maggio 2015.
Audio e luci: Fabio Massimo Forzato
Scenografia: Antonio Buttari

Nella Berlino del 1971, ormai da dieci anni divisa da un muro in parte Est e parte Ovest, vive una popolazione privata della propria libertà, costretta alla lontananza dalle proprie famiglie e obbligata con la forza a non varcare mai il confine.
Sulla frontiera Est sorge Oltre la soglia del pulito, una vecchia lavanderia gestita da un misterioso personaggio, Armin, e frequentata da uno stravagante gruppo di persone Patrick, un amico di vecchia data dai modi goffi e sopra le righe; Bernadeth, una signora filoamericana, profondamente sofferente per il distacco dall’amata figlia; Grigory, una guardia sovietica coinvolta in loschi giri; Ingo, un assiduo e ambiguo frequentatore della lavanderia; Tamara, un’insopportabile concorrente di una lavanderia poco distante; Angela, trentenne disillusa dall’amore, dalla carriera e dalla vita, ultima assunta nella lavanderia di Armin.

Tra segreti, rocambolesche avventure ed esplosivi accadimenti si chiude il sipario per poi riaprirsi…venti anni dopo. Berlino appare totalmente cambiata, ormai è unificata e non vi è più posto per la lavanderia Oltre la soglia del pulito e per i sogni, le speranze e la vita che in essa sono transitati. Non esiste più nessuna traccia di quel luogo fuori dal tempo e dallo spazio che per tanti anni ha rappresentato una fervida condizione esistenziale dentro l’imbrunire della società civile.

Nella pittoresca realtà di Oltre la soglia del pulito la vita scorre secondo strani rituali e ritmi veloci, scanditi dall’arrivo di nuovi e curiosi personaggi, ognuno con una storia che si intreccia inevitabilmente a quella degli altri.
Come in un fulmineo viaggio nel tempo, la regia di Flavio De Paola porta lo spettatore a passeggio nella storia, non solo dello spettacolo, avvicinandolo alle varie sfaccettature di personaggi sempre cangianti, ora divertenti nella loro vivacità, ora sorprendenti nel loro velo di mistero.
Oltre la soglia del pulito è una commedia dalla trama intricata e movimentata che racchiude tante vicende sullo sfondo di un episodio storico di cui ancora si sente l’eco. Gli inaspettati sviluppi degli eventi invitano lo spettatore a oltrepassare non “la soglia del pulito” ma quella della realtà per sconfinare nell’immaginazione e creare a sua volta la propria storia personale da abbinare a quei personaggi che vivono freneticamente sul palco e in cui si troverà di volta in volta riflesso.

Note di regia:

 

 «Oltre la soglia del pulito…commedia brillante dai toni vivaci…ma in ogni storia si nasconde un significato più profondo…» così l’autrice scrive nella sinossi.
Ci troviamo nella Berlino est del 1971, dove tutte le speranze tutti i sogni, tutti i desideri di libertà s‘infrangono contro il Muro. Quel muro che ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese. Fu il simbolo della divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
I personaggi di Oltre la soglia del pulito, seppur in chiave comica e brillante, tentano di reagire a tutte queste privazioni perché la ricerca della libertà e il desiderio di cambiamento insiti in ognuno di loro, come in ogni individuo, rappresentano la forza che spinge ad affrontare qualsiasi situazione pur di conquistare ciò in cui si crede.
Come dice Luc Besson «…è sempre la gente piccola che cambia le cose. Non sono mai i politici o i grandi. Voglio dire… chi ha buttato giù il muro di Berlino? E’ stata la gente nelle strade…».
Pochi mesi fa il mondo ha celebrato il 25° anniversario della caduta del Muro di Berlino e, a nostro modo, questa è un’occasione per rendere omaggio a tutti coloro che hanno lottato e continuano a lottare per degli ideali e per abbattere i muri che non sempre sono fatti di mattoni, bensì sono recinzioni immaginarie che limitano le nostri menti.
Questo è un testo inedito che conosce bene i meccanismi della mente umana e li porta in scena avvolgendoli nell’ironia mentre un susseguirsi di momenti conduce alla trasformazione finale.

  Flavio De Paola

– Finale di partita –

Locandina_Finale_di_partita_7marzo

La Compagnia degli Audaci propone per la prima volta una grande opera del teatro dell’assurdo: Finale di partita di Samuel Beckett, in scena al Teatro degli Audaci di Roma dal 7 al 22 marzo 2015 per la regia di Leonardo Cinieri Lombroso e con Flavio De Paola (Hamm), Enrico Franchi (Clov), Maria Cristina Gionta (Nell) ed Emiliano Ottaviani (Nagg).
Audio e luci di Fabio Massimo Forzato e scenografia di Antonio Buttari.

Hamm, cieco e paralizzato giunto al termine della sua esistenza,  è il pezzo del re in un metaforico finale di partita dove viene continuamente messo sotto scacco dagli altri personaggi, primo tra tutti Clov, il suo servitore. Attraverso un incalzante botta e risposta i due tessono la trama di relazioni complesse e disperate, in cui bisogno e convenienza si intrecciano oltrepassando i confini della buona coscienza. Con loro vivono i genitori di Hamm, la madre Nell e il padre Nagg, che, ridotti a tronchi umani e inadatti alla vita, vegetano all’interno di due bidoni della spazzatura, come a simboleggiare una degenerazione umana che non ammette deboli o che addirittura li classifica “piaghe sociali”.

In quest’ottica il Teatro degli Audaci scandaglia la realtà contemporanea e porta in scena un Finale di partita estremamente attuale, i cui personaggi potrebbero esserci più vicini di quanto pensiamo. Guardandoci intorno, non è difficile incontrare Nell e Nagg ai bordi delle strade coperti da soli cartoni, costretti a vivere di elemosina. Nagg e Nell potrebbero rappresentare quell’umanità che vive nel dramma di pensioni insufficienti, in famiglie costrette ad abbandonare le proprie terre o a rinunciare alla propria casa, private della dignità. E quanto spesso il Clov dentro di noi desidera fortemente qualcosa di migliore, camminando sul filo della precarietà e cercando invano un riscatto, per poi rassegnarsi? Almeno una volta abbiamo giocato o giocheremo, come Hamm, un’accanita partita contro il più astuto dei rivali: la vita.
In una moderna quotidianità occidentale che, nonostante le notizie di cronaca, sembra rifuggire dall’idea della guerra, il regista Leonardo Cinieri Lombroso ripropone uno scenario, che, come quello di Beckett al termine della II Guerra Mondiale, si può definire post-atomico. La desertificazione della scena che appare come un rifugio bellico, il vuoto e il silenzio assoluto esterni lasciano immaginare che sia avvenuta una catastrofe per la quale non vi sia alcun rimedio. I personaggi diventano prigionieri di una realtà che non lascia speranza. Ognuno in qualche modo immobile e costretto nella solitudine della propria posizione, emblema di un’umanità impotente che da sola si è negata qualsiasi forma di prospettiva, svelando l’inganno su cui si regge.
Tanti tentativi si sono susseguiti negli anni per scavare nel profondo del significato di quest’opera beckettiana e lo stesso autore, come un instancabile giocatore, ha preferito non svelare mai troppo a riguardo.

Con Finale di partita il Teatro degli Audaci offre allo spettatore tanti spunti di riflessione sulla propria esistenza e gli lancia la sfida di districarsi tra le misteriose menti dei personaggi di questo spettacolo. Una sfida audace per l’appunto.

Note di regia:

 Finale di Partita è stato scritto da Samuel Beckett dieci anni dopo la fine della 2^ Guerra Mondiale, con le attività e ricerche nucleari in corso, con gli equilibri politici del nostro pianeta ancora  incerti. Ha l’ambientazione di un “day after” post-atomico, dove solo alcuni sfortunati sono rimasti vivi. Oggi nel 2015 questo testo riprende vita toccando il presente ed un ipotetico futuro. Il nostro mondo pieno d’incertezze e fatto di una politica debole e non concreta riempie le persone di una grande incertezza e questa come un’onda diventa il grande problema esistenziale dell’intera umanità.

I personaggi di Finale di partita Hamm, Clov, Nagg e Nell, non sono tanto distanti dal nostro presente. In Siria, Iraq, Ucraina, in alcuni paesi dell’Africa, possiamo immaginare la stessa situazione vissuta dai nostri protagonisti. Chiusi in una stanza, un seminterrato, un buco. Scampati a chissà quale tremenda tragedia. Due finestre dove ormai si vede solo il vuoto, e Hamm che chiede “Il sole?” e Clov puntando dalla finestra il suo cannocchiale “Nulla”.
Riprendere oggi un testo come Finale di partita diventa interessante perché è una riflessione sull’individualità, la  solitudine dell’io di fronte al mondo, l’inutilità, la precarietà, il fallimento, l’assurdo dell’esistere, i limiti e le possibilità della libertà individuale, incentrando queste riflessioni intorno alla domanda: che cosa vuol dire esistere? E forse in questi giorni molti di noi se lo chiedono vedendo e sentendo i fatti che succedono intorno a noi.

                                                                                                      Leonardo Cinieri Lombroso

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